PARACADUTISMO
testi di Paolo Maretto
Ho avuto la fortuna e volontà di fare delle esperienze dove alcune più di altre mi hanno entusiasmato e fatto scoprire sfaccettature dei propri limiti o traguardi personali rispetto alla mente,il corpo e lo spirito. Un giorno una scintilla nei miei pensieri ha fatto si che l'immaginazione di poter mettere il mio corpo in un elemento sconosciuto come il cielo mi spingesse a cercare informazioni riguardo il volo umano. L'indescrivibile quadro di uomini e donne che potessero muoversi a piacimento durante una caduta libera dal cielo non solo m'incuriosiva,ma allo stesso tempo mi stava attraendo (non senza un pò di "fifa"). Il mix di curiosità e stupore fece si che iniziai un corso di paracadutismo AFF (vedi pagina corso). Da questo mi resi conto di quante cose non si possono comprendere finchè non si vivono in prima persona. Certo si, è uno sport estremo come lo possono essere molte situazioni di normale quotidianità quando si è troppo distratti o si da per scontato che tutto vada sempre nello stesso modo. In realtà se ci riflettiamo siamo circondati d'informazioni che via via aumentano la conoscenza di sè e di cosa ci circonda. Il paracadutismo oggi è il frutto di anni di sperimentazione ed evoluzione dei materiali che si utilizzano e che lo rendono dunque molto sicuro, oltre a questo si sono evolute le tecniche per gestire il volo a corpo libero e offre a tutti i sognatori dell'aria svariate discipline su cui identificarsi ed esprimere se stessi nelle varie evoluzioni durante la caduta libera e poi con la vela aperta fino all'atterraggio.
In parole povere in una zona di lancio si organizzano voli destinati ad accogliere varie tipologie di paracadutisti. Ci sono partecipanti ai lanci in tandem (vedi pagina Lancio in tandem), chi sta diventando un paracadutista autonomo, quindi corso AFF, poi ancora chi pratica relative work una disciplina che coinvolge da un minimo di due fino a centinaia di persone (in questo caso si lancerebbero da più aerei insieme) in una discesa con posizione di pancia rivolta verso la terra e che ha come scopo creare formazioni tenendosi gli uni agli altri per mezzo delle braccia e gambe.
C'è chi pratica il freefly,che vede impegnati i partecipanti (da uno a centinaia,anche in questo caso si lancerebbero da più aerei insieme) in un volo che racchiude tutte le posizioni durante la discesa libera (posizione di pancia,schiena,seduta,di testa in giù,in deriva) e secondo il breafing (riunione dei partecipanti al lancio per decidere le figure in formazione o le evoluzioni da farsi con la simulazione dello stesso per memorizzare visivamente i ruoli di ognuno e cercare il giusto settaggio del corpo durante l'esecuzione) stabilito prima d'imbarcarsi all'aereo volano insieme includendo anche spostamenti dalla stessa linea verticale del punto in cui si sono lanciati.
Freestyle, questa disciplina è una specie di danza dell'aria dove l'esecutore sfoggia il massimo della grazia durante la discesa libera. Una squadra di freestyle è composta da due elementi,l'esecutore e il video operatore che esalta il risultato dello spettacolo con manovre in volo decise insieme all'esecutore durante il breafing prima del lancio.
Wingsuit flying è una delle più recenti discipline. Il paracadutista indossa una tuta alare fabbricata per creare una superficie tra braccia e busto e tra le gambe che gli permette di poter coprire lunghe distanze orizzontali rispetto alla linea verticale del punto in cui si lancia e inoltre diminuire (per mezzo della maggior resistenza che si ottiene con una superficie più ampia offerta al flusso d'aria durante la discesa) la velocità di caduta verso la terra ottenendo una permanenza in volo maggiore rispetto alle altre discipline. Il numero dei partecipanti è da uno a più elementi per voli in formazione, come un vero stormo!
Skysurfing è una disciplina che impegna un paracadutista ad avere attaccata ai piedi una tavola simile a quella usata per lo snowboard, ma specifica per il paracadutismo. Durante la discesa compie acrobazie come capriole, rotazioni velocissime sia in posizione in piedi o a testa in giù, o surfando il cielo come un surfista fa con le onde del mare! Una squadra è formata da due elementi,esecutore e video operatore
Canopy formation i paracadutisti aprono la propria vela subito dopo l'uscita dall'aereo e da un minimo di due a più partecipanti hanno l'obbiettivo di creare formazioni attaccandosi gli uni agli altri con le vele progettando le posizioni di ognuno prima del lancio. Se ci sono molti elementi si ottengono formazioni geometrie con una combinazione di colori variata dalle vele di ognuno.
Si eseguono formazioni anche con decine di vele ammirabili perfettamente anche da terra!
Canopy Piloting è spesso chiamato swooping, in questa disciplina i paracadutisti utilizzano vele ad alte prestazioni che in fase di atterraggio con manovre da veri esperti riescono a far generare un alta velocità alla vela che inizialmente scende in modo verticale e poi finalizzando un lungo arco di recupero continua la sua corsa volando in orizzontale dove il paracadutista scivola con i piedi sul suolo o a pochi centimetri da esso anche per 150 - 200 metri prima di fermarsi completamente. Spettacolare!
Precisione In questo caso il paracadutista effettua un lancio da circa 1000 metri e apre la propria vela subito dopo l'uscita dall'aereo. La vela è costruita per discendere molto lentamente e può farlo con precisione verticale. Il massimo della prestazione è riuscire a centrare con un piede un bersaglio in atterraggio del diametro di 3 centimetri che figura come il centro più difficile di un disco di 15 centimetri di diametro. Un sensore elettronico misura quindi l'abilità dell'atleta ad ogni tocco rispetto al centro perfetto!
PRECISIONE
TANDEM
CORSO AFF
RELATIVE WORK
FREEFLY
FREESTYLE
WINGSUIT
SKYSURFING
CANOPY FORMATION
CANOPY PILOTING
IL PARACADUTE
SEQUENZA DI APERTURA VELA PRINCIPALE
SIMULAZIONE SEQUENZA DI SGANCIO VELA PRINCIPALE E ATTIVAZIONE VELA DI RISERVA
CONTENITORE PARTE POSTERIORE
CONTENITORE PARTE ANTERIORE
Immaginate uno zaino contenitore che alloggia due vele nella parte posteriore. La vela principale nella parte inferiore e la vela di riserva nella parte superiore. Il contenitore è assicurato al corpo del paracadutista per mezzo di un insieme di nastri regolabili ad altissima resistenza che prendono il nome di imbragatura (harness). Vi sono poi altri nastri importanti: il pettorale (chest strap), che si trova nella parte anteriore del contenitore e che ha la funzione di chiudersi (con regolazione da parte del paracadutista) attorno al petto del paracadutista e non permettere al contenitore di sfilarsi dal suo corpo durante la discesa libera o lo shock d'apertura. La stessa funzione, la fanno i cosciali (legs strap) che si stringono attorno alle coscie all'altezza dell' ìnguine.
Nella parte sotto al contenitore c'è una tasca elastica (B.O.C. Bottom of container,pocket spandex) dove alloggia il pilotino estrattore (1.piccolo paracadute 2. pilot chute) che per mezzo di una maniglietta viene lanciato dal paracadutista nel flusso d'aria al momento di aprire la vela principale. (la posizione del paracadutista al momento di aprire deve essere di pancia rivolta verso la terra per dare modo al pilotino estrattore di realizzare una sequenza di apertura in uno spazio perfettamente libero). Il pilotino estrattore è collegato alla borsa (bag) contenente la vela principale tramite un nastro lungo circa 2 metri chiamato bridle. Nel momento in cui il pilotino si gonfia produce una resistenza rispetto al paracadutista che continua la sua discesa. Questo effetto àncora porta in tensione il bridle che sfila lo spinotto (pin) dal loop di chiusura delle pattine (flaps) sulla parte bassa del contenitore dove alloggia la vela principale. Continuando la sequenza estrae dunque la borsa ( bag). Dapprima si estende il fascio funicolare (canopy lines) ed infine uscirà la vela dalla bag cominciando a gonfiarsi. Per rallentare lo shock di apertura vi è uno slider (scivolatore o temporizzatore) il quale durante il gonfiarsi della vela scende verso il basso attraversato dai 4 gruppi di funi per mezzo di anelli (grommets) cuciti nel tessuto ai suoi 4 angoli (lo slider è di forma rettangolare), contenendo progressivamente l'irruenza dell'apertura. A fine sequenza il pilotino estrattore inizialmente positivo al flusso d'aria sarà collassato automaticamente dalla kill line al fine di ridurre la sua resistenza con l'aria. La kill line è una fune che attraversa l'interno del bridle dal vertice del pilotino estrattore fino alla connessione con la vela principale.
La vela principale è un ala rettangolare e direzionabile da due comandi (main toggles) impugnabili e collegati ognuno per mezzo di una fune alla coda della vela. I 4 gruppi di funi a loro volta sono collegati alle bretelle (riser) per mezzo di 4 anelli che possono essere di acciaio,o tessuto ad alta resistenza (i soft link). Le bretelle si suddividono in 2 coppie (ogni coppia ha una bretella anteriore e una posteriore) che ricevono dunque 2 gruppi di funi ciascuna e realizzano la connessione all'imbrago. Una connessione sullo spallaccio destro e una sullo spallaccio sinistro per mezzo del sistema 3 anelli (3-ring system) che permette al paracadutista di sganciare (cut away) la vela qualora non avesse i requisiti per volare dovuta ad un apertura non idonea (malfunction).
Qualora vi fosse un malfunzionamento durante l'apertura della vela principale vi è nella parte anteriore destra del contenitore (proprio sotto il pettorale) la maniglia per il rilascio dei tre anelli che collegano la vela principale all'imbrago. Viene chiamata maniglia di sgancio (cut away handle). è un salsicciotto che alloggia lungo l'imbrago tramite un velcro. Quindi si impugna la maniglia di sgancio, la si svelcra e si traziona per sfilare i due cavetti (i cavetti sono collegati alla maniglia) che scorrendo all'interno di tubicini ( bowden) si sfileranno dai loop di chiusura del sistema 3 anelli liberando le bretelle che collegano la vela principale all'imbrago. è tassativo sganciare la vela principale prima di aprire la vela di riserva per evitare che le due vele si intreccino o interferiscano tra di loro. Ora nella parte frontale sinistra del contenitore sotto il pettorale vi è la maniglia di apertura della vela di riserva (reserve handle). Anche questa è alloggiata nell'imbrago tramite velcro e viene dunque svelcrata e trazionata al fine di sfilare il pin (tramite il cavo che la collega ad esso) che chiude le pattine (flaps) della parte superiore dietro (posteriore) del contenitore dove vi è alloggiata la vela di riserva (reserve canopy). All'interno vi è un pilotino estrattore a molla. Quest'ultima dapprima compressa nel suo alloggio ora trova i flaps aperti ed esplode fuori dal contenitore permettendo così al tessuto che l'avvolge di immettersi nel flusso d'aria della caduta libera. Nasce così la sequenza di estrazione della borsa contenente la vela di riserva tramite il bridle che collega il pilotino ad essa. La sequenza continua, si estende il fascio funicolare e poi comincia a gonfiarsi la vela di riserva. Anche qui lo slider fa il suo lavoro, ma diversamente progettato rispetto all'altro utilizzato nella vela principale contribuisce ad ottenere un apertura più veloce in quanto ovviamente in quasi tutti i casi la vela di riserva viene attivata a quote molto basse e si necessita tassativamente un apertura immediata. A differenza della bag della vela principale questa si stacca (free bag) automaticamente dalla vela di riserva una volta che il fascio funicolare termina di stendersi e quindi si libera dagli elastici che lo contenevano simmetricamente ad essa. La vela di riserva è simile alla vela principale, quindi rettangolare e direzionabile dai comandi. A differenza della vela principale è attaccata all'imbrago senza possibilità di essere sganciata. Oggi i paracadute godono di dispositivi ausiliari di apertura della vela di riserva :
RSL (Reserve Static Line)
E' un nastro che collega le bretelle della vela principale al pin di chiusura del contenitore dove vi alloggia la vela di riserva. Ha lo scopo di aprire il contenitore della vela di riserva quando la vela principale una volta sganciata si allontana dal paracadutista. E' possibile disattivare questo sistema nei casi in cui sia previsto semplicemente sganciando il moschettone che lo collega alla bretella.
Dispositivi automatici di apertura AAD (automatic activation device)
Questi dispositivi sono impostati per aprire il contenitore della vela di riserva ad una certa quota se la velocità di discesa verticale è maggiore dei parametri di sicurezza. L'AAD più utilizzato è la CYPRES ( Cybernetic Parachute Release System) prodotta dalla AIRTEC.
E' un congegno elettronico composto da un'unità di elaborazione e un'unità di apertura installate all'interno del contenitore della riserva. è munito di un display a cristalli liquidi visibile che ci permette di accenderla e controllarne lo stato. Durante la sequenza di accensione si tara automaticamente alla quota della zona in cui si trova. Per verificare che l'unità stia funzionando correttamente e sia pronta all'uso si deve vedere il display acceso come in foto :
SISTEMA 3 ANELLI CON RSL
SISTEMA 3 ANELLI
Un altro dispositivo è lo SKYHOOK
Skyhook si basa sul concetto dell'RSL che utilizza la forza della partenza della vela principale dopo il suo rilascio dai tre anelli che lo tengono connesso all'imbrago.
In questo caso il sistema skyhook in funzione con quello di RSL sfrutta la forza generata dall'allontanamento della vela principale per estrarre la vela di riserva trazionando il bridle della free bag nel quale è alloggiata.
SKYHOOK IN AZIONE DURANTE LA LIBERAZIONE DELLA VELA PRINCIPALE